I mostri sotto il letto

Quando ero una bambina, sempre avevo paura dei mostri sapevo erano sotto il mio letto.  Non mi importava quali volti i mie parenti hanno detto, “C’è niente, carissima.  Vedi—quando accendiamo le luci, non c’è niente.”  Pero quando sapevo che fosse vicino al tempo quando me mandavano al letto, ho cominciato pensare alle creature con le gambe lunghe e articolate, gli ali scintillati come il dorso dei scarabei.  Ho cominciato preoccuparsi dello spazio tra il fondo del mio letto e il pavimento.  A me sembrava una bocca oscura, una caverna vasta da cui tutto potrebbe uscire.  Ho deciso che corressi, e dopo faccia un salto nel mio letto—e in questo modo evadessi le cose male.

Pero qualche tempi, non c’era una differenza se abbiamo una programma o non l’abbiamo.  La mia testa diceva, “Ho un buon programma.  Loro non me potrebbero toccare,” pero i miei brividi dicevano, “Fa attenzione all’ombre—guarda—c’è quello?” Forse non mai c’era niente, pero me ricordo bene la senza oscura della qualcosa latente alle fine delle cose, e che queste cose non erano simpatiche.  Oggi vivo nella luce breve tra due oscure; come tutti, faccio un passeggiato nella vallata della ombra, pero non ho fretta.  Tutto desidero, che voglio sapere—è se la ombra è un del mio nato o della mia morte.

esercizio sette, Immagina, p. 299

 

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