Il linguaggio e Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini, è un film oltre le parole.  Davvero, come molto del film è oltre le parole possono raccontare, e anche un film sugli verbi—sul linguaggio stesso.  La parte del fil in cui me sembra questo interesse è più importante è la storia del Fratello Cicillo e Fratello Ninetto, e la conversione degli uccelli.

Prima, vediamo San Francesco d’Assisi facendo un sermone agli uccelli nel albero, e dopo da Fratello Cicillo e Fratello Ninetto una commissione andare e convertire gli uccellacci e gli uccellini.  Al inizio, Fratello Cicillo non posso fare niente di progresso, pero dopo comincia ascoltare, e non parlare.  Come ascolta, impara il linguaggio degli uccellacci—e solo dopo comincia ascoltare, possa comunicare.  Nella illustrazione della gran preghiera di San Francesco, ha bisogno cercare capire prima di cercare essere capito.

Pero la considerazione del linguaggio, già in questa parte del film, non c’è semplice.  Dopo la conversione degli uccellacci, Fratello Cicillo va convertire gli uccellini.  Lui prova il processo insieme—pero non c’è effettivo!  Trova che con gli uccellini, non ha un bisogno parlare, pero fare i salti.  C’è una qualcosa importante qui, che qualche volte ci sono oltre di un linguaggio che sono necessario comunicare.

Dopo c’è la fine della parte, quando San Francesco dice una citazione di un intellettuale di sinistra e comunista.  Vediamo (o forse e meglio dire ascoltiamo) che i verbi, già i verbi della persona famosa possono cambiati dalla storia.  I linguaggio non sono cosi permanenti, pero cosi che cambiano con tempo.

 

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