Teorema (1968)

L’anno è 1968. Pier Paolo Pasolini, un marxista, un cattolico romano, ed un omosessuale, aveva scritto e diretto un nuovo film. Il film è Teorema. La trama esiste dentro questo titolo. Il titolo se stesso, come il film, è difficile. La parola “teorema” significa “un’affermazione che si può dimostrare partendo da presupposti indimostrabili ma ritenuti universalmente veri, come assiomi.” Forse, in altre parole, il titolo chiede che due domandi. Nella storia, che è la verità ed anche che è il mito?

Si sviluppa con l’arrivo dello straniero misterioso (Terence Stamp) all’abitazione di una famiglia milanese. La famiglia è composta da un marito (Massimo Giroto), una moglie (Silvana Mangano), una figlia (Anne Wiazemsky), un figlio (Andrés José Cruz Soublette), ed una domestica (Laura Betti). Lo straniero ha il contatto sessuale con ogni membro della famiglia. Forse, per la prima volta, vedono i suoi corpi come sono. Poi tutte, con l’eccezione della domestica, danno confessione a lui. Dopo lo straniero, la presenza divina, lascia, ed i membri della famiglia sono cambiati per sempre.

Questo film mi ha dato tante domande. È lo straniero Gesù? Se lui sia Gesù, perché avrebbe il contatto sesso con i membri della famiglia? Perché i cambiamenti nei colori del film? Che significano i cambiamenti a seppia, bianco e nero, e, poi, il colore? Penso che devo rivisitare Teorema.

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