“Quando fu prima il mio signor concetto,
tutti i pianeti in ciel, tutte le stelle
gli dier le grazie, e queste doti e quelle,
perch’ei fosse tra noi solo perfetto.
Saturno diègli altezza d’intelletto;
Giove il cercar le cose degne e belle;
Marte appo lui fece ogn’altr’uomo imbelle;
Febo gli empì di stile e senno il petto;
Vener gli dié bellezza e leggiadria;
eloquenza Mercurio; ma la luna
lo fe’ gelato più ch’io non vorria.
Di queste tante e rare grazie ognuna
m’infiammò de la chiara fiamma mia,
e per agghiacciar lui restò quell’una.”
Mi piace il tono ed il messaggio di questa poesia. Sembra che la poesia sia su un uomo, forse il amante della narratrice. Lei descrive l’uomo come una combinazione delle qualità degli dei romani che sono rappresentati da corpi celesti. È come il cosmo ha lavorato per creare questo uomo per questa narratrice. Comunque, i corpi celesti che non sono associati con un dio hanno contribuito alla creazione dell’uomo, e questo è una cosa negativa. La luna, che non ha un dio, ha contribuito una vacuità fredda al cuore dell’uomo. I suoi tratti degli dei hanno fatto di lui l’uomo perfettto, ma la sua incapacità di amare ha fatto di lui un umano incompleto.
Gaspara Stampa viveva nel 16o secolo. Era innamorata con un conte che l’ha lasciata e ha rotto il suo cuore. Alcuni dei suoi lavori migliori provenivano da quella crepacuore, dove lei parla di diventare più forte di lui e elevarsi emotivamente al di sopra di lui.